@oleobone

Il rilassamento… questo sconosciuto!

Qualche anno fa chiesi a uno specialista, oncologo, se era d’accordo ad accettarmi per una tesi di laurea in cui avrei voluto studiare il rilassamento nei pazienti oncologici. Non è l’idea più originale del mondo, perché gli studi hanno già avuto inizio in altre nazioni, ma, per quello che vale un lavoro di tesi, sarebbe stato un modo per sottolineare simbolicamente che non è necessario che le cure mediche debbano identificarsi sempre ed esclusivamente con i farmaci.
Mi sentii rispondere, in modo alquanto ignorante ma oggi per me comprensibile dopo aver visto “cosa studiano e cosa tralasciano” alla Facoltà di Medicina, che la Direzione Sanitaria dell’ospedale non è d’accordo con l’uso dell’esoterismo!
Ieri mattina ricevemmo un messaggio vocale da una nostra allieva che sta organizzando il suo 19º gruppo di rilassamento. Ci ha detto che una paziente si è presentata al colloquio iniziale perché interessata a imparare il rilassamento. È però in cura presso un’analista. La nostra allieva, che conosce bene il rilassamento, dice di non trovare alcun motivo per cui dovrebbe rifiutare la paziente, paziente che si confronterà al riguardo con la sua analista. La risposta dell’analista è, per noi che conosciamo il rilassamento, incomprensibile. L’analista avrebbe detto che, piuttosto, vedrebbe bene, per la sua paziente, una tecnica più “soft”, ossia la mindfulness oppure lo yoga. La nostra ex-allieva si dice perplessa al riguardo. Ci chiede come mai incontra molti colleghi che pensano che il rilassamento, nella fattispecie il TA (Training Autogeno), sia una procedura “hard”, “strong” (forte). Ma cos’ha di “strong” rispetto alle altre? E cos’hanno di più “soft” lo yoga e la mindfulness?
Una mia paziente mi ha detto che il marito, conosciuto e descritto da lei come un tipo piuttosto superficiale, “non crede al rilassamento”. E questa considerazione la sentiamo fare spessissimo.
Ma che cosa vuol dire non credere nel rilassamento? Che non esiste il rilassamento nel corpo(-mente) umano, che non si crede che il corpo(-mente) umano possa rilassarsi, o che non si crede che possa imparare a farlo?
Come può un medico essere così ignorante (capperi, diciamo le cose come stanno!) da non sapere che il rilassamento è uno stato fisiologico (ripeto: FISIOLOGICO) del corpo-mente umano! Ok, tu medico non vuoi considerare la mente, non lo condivido ma lo comprendo e te lo concedo! Ma almeno il corpo. Non ti sei mai reso conto della differenza che passa tra un neonato affamato e strillante ed uno appagato e sonnecchiante? Ci vuole davvero un grande atto di intelligenza per capire quando un individuo è teso e quando è tranquillo?
E i nostri colleghi, psicologi e psicoterapeuti? Non se la passano meglio. Cosa sanno del rilassamento? Quando va bene, un mucchio di teoria senza pratica e, spesso, quando c’è la pratica, è limitata nel tempo ed esaurita in poche giornate.
Eppure è sul lungo periodo che si sperimentano molti degli effetti del rilassamento, non quando si partecipa a una lezione di pochi giorni, si studia tutto il TA, per esempio, e lo pratichi tutto in quei pochi giorni! Questo non significa conoscere il rilassamento. Questo significa averne una conoscenza “orizzontale”, come dice Paola Mastrocola, la famosa insegnante-scrittrice, ossia superficiale e non una conoscenza “verticale”, ossia approfondita; significa averne annusato l’odore, non averlo mangiato e digerito.
Il solito slogan: FACCIAMO FINTA DI CONOSCERE…E RIEMPIAMOCI LA BOCCA E IL CURRICULUM. È il problema della nostra epoca, della nostra formazione professionale: tutto veloce, subito e… inevitabilmente superficiale!

E al diavolo il rilassamento… questo sconosciuto!

(di Maria Cristina Foglia Manzillo)